Nel 2023 la Marcia PerugiAssisi ha compiuto 62 anni.

Una lunga storia di pace.
Anzi d’impegno per la pace e i diritti umani.
Una storia fatta di centinaia di migliaia di donne e uomini di tante generazioni e di ogni età.

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La perugiassisi raccontata con i vostri occhi

Un vero e proprio puzzle da migliaia di pezzi, per ricordare tutte le edizioni di questi 62 anni di Perugiassisi

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Testimonianze

La memoria della Perugiassisi, nelle parole di chi l’ha vissuta. Km dopo km,
ripercorriamo insieme le emozioni di coloro che credono al cambiamento.

LE STORIE

Ci sono pensieri, che necessitano di esprimersi senza limiti.
Ci sono storie, che meritano il giusto spazio per diffondersi a pieno.
Ci sono storie, che vanno condivise.

La storia di Gianni Rodari
Assisi, 24 settembre 1961: settecento anni sono passati da quando il più umile e il più grande figlio dell’Umbria, Francesco, lanciava da questi colli, all’Italia e al mondo, il suo messaggio di umana fratellanza, di amore per la vita e le sue creature. Nel secolo dei satelliti artificiali e della bomba all’idrogeno, una folla diversa si raccoglie all’ombra dell’antica rocca per ascoltare un nuovo messaggio di pace; è la stessa folla che oggi, domenica, riempie gli stadi o si sgrana lenta all’ora del passeggio cittadino. Ma su di essa piovono tristi e solenni le parole che il poeta turco Nazim Hikmet ha scritto in memoria delle 70mila vittime di Hiroshima, di una bambina giapponese che vive ormai solo in quei versi: “Avevo dei lucenti capelli: il fuoco li ha strinati, avevo dei begli occhi limpidi: il fuoco li ha spenti, un pugno di cenere: quello son io, poi venne il vento e ha disperso la cenere.”

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Si conclude ad Assisi, poco prima del tramonto, la Marcia della Fratellanza e della Pace: venti, trentamila persone sono partite stamattina da Perugia; hanno percorso a piedi i lunghi e faticosi chilometri che separano il capoluogo dell’Umbria verde dalla città di san Francesco, solo per dire all’Italia e al mondo, in questa penultima ora del giorno: “Vogliamo vivere, vogliamo che il mondo viva, vogliamo che da un continente all’altro le mani si stringano.” Il professor Aldo Capitini, che ha ideato e organizzato la marcia, in collaborazione con associazioni democratiche, sindacati e uomini di cultura prende la parola per primo: “Questa marcia – egli dice – era necessaria ed altre marce saranno necessarie nel nostro e negli altri paesi, per porre fine ai pericoli della guerra, per liberare i popoli dai mali dell’imperialismo, del colonialismo, del razzismo, dello sfruttamento economico”. Lo scrittore Guido Piovene dichiara di aver aderito alla marcia per dire alto e forte il suo no alla morte. Renato Guttuso dice: “Le parole non potranno mai esaltare la bellezza, il vigore di questa marcia; diciamo che oggi noi siamo in grado di decidere del nostro destino: bisogna battersi per il disarmo totale, atomico e non atomico.”

LE STORIE

Ci sono pensieri, che necessitano di esprimersi senza limiti.
Ci sono storie, che meritano il giusto spazio per diffondersi a pieno.
Ci sono storie, che vanno condivise.

La storia di Luisa Schippa

Mentre discendevo dalla Rocca per riprendere la strada verso Perugia pensavo tra me: Che cosa rimarrà di questo momento? Mi ero allontanata a malincuore dal prato della Rocca e poi avrei voluto fermarmi ancora tra la folla festante per le vie di Assisi, che quella sera presero un’animazione insolita.
A circa tre mesi di distanza, ripensando a quel momento, all’atmosfera di letizia che traspariva da ogni volto di amico o sconosciuto, fino a quel giorno, devo ammettere che c’era un particolare stato d’animo in me e anche negli altri, che era frutto dell’euforia generale; ma posso anche constatare che quell’entusiasmo non morì quella sera. 

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A me stessa quella manifestazione ha chiarito che una profonda trasformazione può avvenire in un essere umano quando si sente realmente unito a tutti gli altri, pronto a collaborare per una causa giusta, universale. Si genera una poderosa forza morale che s’impone da se stessa e non conosce più la paura. Avviene una rivoluzione pacifica nella coscienza, che spesso si sente sopraffatta, schiacciata dagli eventi che sembrano irreparabili. Sono certa che ogni partecipante, tornando alla propria sede, avrà portato con sé questa nuova forza morale e il convincimento che la storia dell’umanità è la storia dei popoli uniti nello spirito di creare senza distruggere e che i pochi grandi abituati da secoli a decidere del destino di tutti non possono essere all’altezza del compito se non ascoltano le voci delle moltitudini che esprimono i veri, universali di sogni di tutti gli uomini.
Sono convinta che valga la pena di lavorare e di impegnarci a fondo affinché queste convinzioni si maturino, fruttifichino e divengano la vera forza pacifica di tutti i popoli. 

LE STORIE

Ci sono pensieri, che necessitano di esprimersi senza limiti.
Ci sono storie, che meritano il giusto spazio per diffondersi a pieno.
Ci sono storie, che vanno condivise.

La storia di Jean Fabre

Carissimo Flavio,

A te, a tutta la squadra della Tavola della Pace, a tutti coloro che hanno contribuito ad organizzare i 3 Giorni di Pace della PerugiAssisi 2020, un grandissimo GRAZIE per tutto il lavoro compiuto. E’ stato un grande successo per tanti motivi tra i quali ne stacco due.

Il primo è la copertura televisiva che avrà permesso a milioni di italiani di sentire chiaramente il messaggio centrale che abbiamo voluto comunicare. Stiamo mettendo la possibilità di prendere cura gli uni degli altri sugli schermi radar di chi vive in Italia, e questo è già di per sé un grandissimo e preziosissimo successo, anche se sappiamo che la strada da fare rimane assai lunga.

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Il secondo è il livello qualitativo delle persone implicate nei vari laboratori ed altri eventi del Meeting di Perugia. E’ un tesoro che sta anche a dimostrare che la PerugiAssisi, grazie alla tua lungimirante testardaggine e all’impegno di tutta la squadra e degli alleati ha un eccezionale potere di attrazione e se sappiamo costruire sopra questo patrimonio ed estenderlo, possiamo intravedere un seguito fatto di passi avanti concreti della società.

Riparleremo della strategia da seguire, ma per ora mi pare importante che tutti abbiano coscienza del passo avanti compiuto. E’ utile e necessario fare una valutazione di cosa è andato bene e cosa è andato male. Ma anche se si impara sempre di più degli errori fatti, vorrei soprattutto che ciascuno si rendesse conto dei progressi che ha portato la PerugiAssisi 2020. Puoi, e potete tutti, mettere per un attimo la soddisfazione di avere fatto crescere nella società la coscienza di potere costruire del meglio al di sopra di ogni frustrazione per le cose che non hanno corrisposto alle attese e che vedete perché avete lavorato dietro le quinte. Anche se non si traduce subito in cambiamenti concreti, sono semi piantati che faremo fiorire grazie alle prossime tappe di lavoro.

Quest’anno è stata una sfida monumentale, superiore a quelle precedenti (che erano già enormi). So cosa rappresenta a livello personale. Perciò voglio dire sinceramente quanto sono riconoscente a tutte e tutti per i loro rispettivi apporti, e dire a te Flavio che ti dobbiamo davvero molto. Sei proprio grande. E’ un onore camminare assieme a te.

Jean

LE STORIE

Ci sono pensieri, che necessitano di esprimersi senza limiti.
Ci sono storie, che meritano il giusto spazio per diffondersi a pieno.
Ci sono storie, che vanno condivise.

La storia di Padre Kizito

Perché il 9 ottobre 2016 parteciperò alla Marcia della Pace e della Fraternità da Perugia ad Assisi?

E’ molto semplice.

Perché ho visto la guerra. Sui Monti Nuba in Sudan ho visto la popolazione civile rifugiarsi nelle grotte e viverci per settimane per sfuggire ai bombardamenti del governo di Khartoum. Gli occhi terrorizzati dei bambini. La paura che ti rode le viscere quando senti i fischi e poi le esplosioni delle bombe che ti cadono tutto intorno. Le grida di chi fugge e dei morenti. L’odore di morte quando tutto è finito.

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Perché ho visto le conseguenze della guerra. Ho visto il campi dei darfuriani rifugiatisi sui Monti Nuba. Dei nubani rifugiatisi in Sud Sudan. Dei sudanesi, somali, ruandesi, burundesi rifugiati in Kenya e in Zambia. Conosco il degrado e la miseria dei rifugiati che vivono nella periferia di Nairobi. Il dolore del vivere lontano dalla famiglia. La disperazione che spinge a tentare di andare ancora più lontano, a rischiare la vita, attraversare il mare andando incontro ad un mondo ignoto.

Perché ho conosciuto i mutilati, gli ex-bambini soldato, gli occhi spenti di chi ti racconta la morte orribile dei propri cari

Sarò alla Marcia da Perugia ad Assisi perché sono consapevole che nel mondo è in atto in grande conflitto alimentato dai mercanti di armi, dai drogati del potere, dai prigionieri dell’odio e dell’egoismo, ai danni dei poveri e dei senza potere. Partecipando alla marcia vorrei diventasse chiaro che nonostante le mie incoerenze mi voglio schierare dalla parte delle vittime dell’ingiustizia e della sopraffazione, contro la cultura della morte e dello scarto. Vorrei che questa marcia rappresentasse la volontà di tanti di fermare nuove guerre, nuove violenze.

Perché non voglio essere corresponsabile delle sofferenze di tante vittime innocenti: i bambini, gli anziani i perseguitati, le persone abusate, private di libertà e di dignità, gli esuli, i profughi. Tutti coloro ai quali è stato rubato il gusto della vita. Perché non vorrei partecipare mai più a giornate di ricordo per i disperati che sono morti in mare sfuggendo alla guerra, ma a giornate di gioia per celebrare la fraternità ritrovata.

Perché credo in una chiesa che preferisce accogliere piuttosto che giudicare, stare dalla parte dei poveri, dei perseguitarti, delle vittime delle guerre piuttosto che dei vincenti. Perché credo che potremmo essere vincenti tutti insieme solo costruendo fraternità e pace.

ADERISCI ALLA PROSSIMA MARCIA

























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