Di Maria Chiara Artuso
Il futuro dei giovani
Tra i giovani si prova immaginare il futuro,
ma ogni progetto sembra insicuro!
Le grandi sfide abbiamo davanti,
riusciremo a superarle, se siamo in tanti!
Si può iniziare da un incontro di persone,
che parlando e condividendo entrano in relazione!
Molti ragazzi hanno aderito alla avventura,
del mondo e del prossimo si prendono cura!
Si sono uniti camminando con il Popolo della pace,
con cori e canzoni, rendendo la marcia vivace,
Osservando cosa li unisce,
Solo così la pace si costruisce!
Il travolgente ritmo gioso dei tamburi
aiuta a marciare per abbattere i muri!
Lo scambio di uno sguardo sorridente
ci ricorda che non siamo soli, c’è tanta gente!
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La mattina domenica 21 maggio 2023, mentre il sole cerca di farsi spazio tra le nuvole, molte centinaia di persone si radunano vicino all’arco dei Giardini del Frontone a Perugia.
“Trasformiamo il futuro” è il titolo dato alla 27edizione della marcia Perugia-Assisi dedicata ai giovani e che ha radunato persone di tutte le età, una marea di colori pronta per diffondere, marciando, gioia e speranza.
Prima di iniziare la Marcia sul palco è salito Alí Sohna, un ragazzo del Gambia che ha raccontato il suo viaggio per raggiungere l’Italia, le difficoltà che ha incontrato. Le sue parole hanno acceso la riflessione di tutti i presenti e hanno trasmesso un grande messaggio di coraggio e determinazione.
Con le sue parole il corteo si è snodato, consapevole e festoso, giù per la discesa cantando, ballando in una grande festa.
Lungo la strada i compagni di viaggio si avvicendano spesso, sconosciuti riescono a condividere la fatica parlando, cantando e dandosi carica a vicenda.
Ad accogliere il corteo alle porte di Ponte San Giovanni (PG) c’è una banda di percussionisti: a ritmo di musica incoraggiano il Popolo della Pace donando un’emozione indescrivibile e un concentrato di energia.
Alla testa del corteo i ragazzi delle scuole e delle università invitano gli altri giovani Costruttori di Pace, incontrati durante il tragitto, ad unirsi alla festa e turnarsi per portare gli striscioni.
Tra un saluto, un sorriso, due chiacchiere, un sorso d’acqua e canzoni eseguite a squarciagola, il corteo è entrato prima in piazza San Francesco ad Assisi per poi terminare la camminata con l’arrivo alla Rocca d’Assisi, dove ad attenderli c’è un appuntamento di festa, fatto di musica e testimonianze.
La marcia ha confermato per l’ennesima volta che se osserviamo ciò che unisce le persone e gli si attribuisce più importanza di quello che potrebbe dividere, anche due sconosciuti possono condividere emozioni e obiettivi, unendosi nella rete più gioiosa del mondo.
Ogni marcia per me è una ricarica, è la boccata di ossigeno che mi ricarica di energia per vivere nel mio quotidiano la costruzione della Pace, partendo dai piccoli gesti.
Ogni marcia mi fa riflettere su chi sono, su dove ho iniziato il cammino della mia vita e su che via la sto indirizzando.
La marcia riflette la mia vita: il sorriso non manca mai, ma in alcuni momenti si cammina da soli, si ha bisogno di riflettere, di pensare e di raccogliere le energie per affrontare le salite che ci troviamo davanti. La marcia ci ricorda però che vicino a noi c’è chi sta facendo le stesse salite e chi le ha già superate e può aiutarti e, se hai bisogno, guidarti. Durante la marcia ho conosciuto molte persone, ho camminato affianco a persone di tutte le età, ho apprezzato la bellezza di ognuno.
Sono rimasta conquistata dalla tenacia di due signori anziani che hanno camminato tutta la marcia accanto allo striscione di testa e quando la stanchezza ha iniziato a comparire sui loro volti, l’hanno scacciata, sempre con un sorriso.
L’arrivo alla Rocca è stato bellissimo: la stanchezza si fa sentire, ma la soddisfazione è grande.
Sono contenta di aver detto di nuovo il mio Sì alla pace e di aver rimboccato le maniche per aiutare gli altri Costruttori di Pace a mettere un altro mattoncino verso il sogno di una Pace totale.
***
Di Federico Tessarin
Marciare da Perugia ad Assisi per iniziare a trasformare il futuro
Il racconto diretto di uno dei giovani partecipanti all’iniziativa che ha visto insegnanti, educatori e genitori accompagnare ragazzi e ragazze di tutta Italia per renderli protagonisti e interlocutori attivi. Tra musica e canti, appelli e chiacchierate, scambi di idee e condivisione di esperienze, la consapevolezza di una “marcia” che continua nella vita di tutti i giorni per costruire poco alla volta un avvenire in cui possiamo essere davvero “fratelli tutti”
“Trasformiamo il futuro” è lo slogan che ha accompagnato da Perugia ad Assisi centinaia di studenti e studentesse di diverse scuole e università di Italia. Il 21 maggio 2023 si è tenuta la Marcia della Pace e della Fraternità che ha visto i giovani come protagonisti assoluti. Gli insegnanti, educatori e genitori hanno accompagnato i ragazzi e le ragazze invitandoli a prendere parola sui diversi palchi dell’evento, sia come moderatori che come interlocutori attivi.
La toccante testimonianza di Alì Sohna, giovane rifugiato del Gambia sopravvissuto alle torture in Tunisia e alla traversata del Mediterraneo, ha aperto questa edizione. Le parole di questo nostro coetaneo hanno smosso in molti di noi presenti sentimenti contrastanti. Solidarietà, rammarico, ma anche frustrazione e senso di impotenza. Un gruppo di ragazzi tra il pubblico ha commentato quanto siamo fortunati a essere nati in questa parte del mondo: “Chi lo ha deciso che noi dovevamo essere più fortunati di Ali e di suo fratello?”. Nessuno. Allora non possiamo voltarci dall’altra parte. Siamo anche noi responsabili verso i troppi migranti senza volto e senza nome che, come dice Alì, “il mare ha abbracciato”.
Consapevolezza e paura
A seguire alcuni ragazzi delle scuole superiori di Perugia e Parma sono saliti sul palco e, attraverso uno sketch comico, una canzone rap o un semplice ma efficace discorso, hanno comunicato le loro preoccupazioni e consapevolezze di fronte alle tante guerre che ci circondano. Tra i tanti mi ha colpito una ragazza che ha detto: “Abbiamo paura che le bombe che oggi lanciano su Kyiv possano arrivare fino a noi”. Si percepiva la preoccupazione che a lungo andare i conflitti si allarghino e che quelle bombe che oggi appaiono lontane, possano arrivare a noi. Cessare fuoco e aprire spazi di mediazione per la ricerca della pace sono le richieste più ricorrenti tra i tanti giovani che ieri, domenica 21 maggio, hanno affollato i Giardini del Frontone di Perugia.
In cammino tra musica e appelli
Verso le 10 il corteo si è messo in cammino lasciandosi Perugia alle spalle. I colori della pace animavano questo flusso di persone. Erano pitturati sui volti delle persone, erano presenti sulle tante bandiere che sventolavano sopra il corteo e sul bandierone portato a mano dagli studenti e dalle studentesse dell’Università di Padova. Sotto le note di “Give Peace a Chance” di John Lennon abbiamo iniziato la lunga discesa. Il passo svelto, il corteo è compatto. Abbiamo camminato l’uno accanto all’altro è questo ci ha fatto sentire meno soli. Non conoscevamo tutte queste persone né tanto meno sapevamo quali percorsi di vita hanno condotto loro fino a qui. Eppure, se anche loro stavano marciando vuol dire che sentivano l’urgenza di dire: “Fermiamoci!”. Fermiamo la corsa al riarmo e sostituiamo la politica della potenza con quella della diplomazia. Le armi e la guerra portano solo morte, ci privano di ogni forma di libertà e quindi distruggono i nostri sogni e noi giovani e giovanissimi dobbiamo avere la possibilità di realizzare i nostri sogni e poter costruirne di nuovi.
Domande di senso
Cinque ore è un periodo lungo in cui si alternano chiacchiere a domande di senso sul presente e sul futuro. Giunti in prossimità di Ponte San Giovanni le strade si fanno più larghe, il corteo era meno compatto e anche io come tanti mi sono ritrovato a camminare in gruppi piccolissimi. La mia compagna di viaggio è stata Ines, una ragazza di 23 anni che conoscevo da due giorni, ma con cui condivido molto. Anche lei era qui per metterci la faccia e dire: “Voglio un futuro diverso per me e per la mia generazione”. Abbiamo discusso di quanto oggi sia difficile entrare nel mondo del lavoro, anche dopo anni di studio, rispetto ai tempi dei nostri genitori, 40 e 50 anni fa. Fino agli anni Ottanta in Italia il lavoro si trovava più facilmente, c’erano maggiori occasioni di accumulare dei risparmi e anche coniugare la vita lavorativa con il desiderio di costruire una famiglia in giovane età. “Non voglio dover scegliere tra il lavoro e avere dei figli. Perché io devo rinunciare a una delle due cose mentre voi uomini no?”.
Popolo gioioso
Ma la PerugiaAssisi è anche divertimento e leggerezza. Avvicinandoci alla stazione dei treni di Ponte San Giovanni abbiamo sentito da lontano il rumore di tamburi. Una banda di musici ha accolto noi pellegrini con gioia e con il suo ritmo ci ha trasmesso una grande carica. Alcuni passanti hanno intonato un canto, altri si sono fermate a ballare. Il popolo della pace è un popolo gioioso, capace di guardare e interrogarsi sulle sfide reali del presente, senza perdere l’amore per la vita e le occasioni che questa può offrire.
“Buona pace!”
Abbiamo continuato il nostro percorso superando Collestrada e Ospedalicchio. Eravamo solo a metà del percorso ma la fatica cominciava a farsi sentire. Di tanto in tanto abbiamo incontrato lo sguardo degli altri camminatori. Ci siamo scambiati un sorriso. Alcuni ci hanno augurato: “Buona pace!”. Lo urlavano anche a chi si sporgeva dai propri balconi guardandoci incuriositi. Non conoscevamo questi compagni di cammino, eppure ci sentivamo affini a loro. Stare lì ci ha fatti sentire meno soli, perché significa che al di fuori della nostra quotidianità e della nostra cerchia di conoscenze, esistono altre persone che si impegnano a costruire la pace. Penso, ad esempio, ai tanti insegnanti e presidi che hanno aperto le scuole a percorsi di educazione alla pace e che hanno accompagnato i loro alunni da Perugia ad Assisi.
Verso la Città della Pace
Giunti a Bastia Umbra, abbiamo visto in fondo davanti a noi Assisi come una macchia bianca tra il verde. Era già ora di pranzo e molti pellegrini si sono fermati a rimettersi in forza e ad ammirare il panorama. Superata Santa Maria degli Angeli, è iniziata la fatidica salita verso Assisi. Quest’ultimo tratto di percorso è stato forse il più impegnativo, considerando il dislivello e la stanchezza accumulata di quattro ore di cammino. Allo stesso tempo, è stato anche il momento più carico di emozioni. Iniziava l’ascesa verso la Città della pace: ormai ci siamo, la Rocca Maggiore è sempre più vicina. Entrati nel centro storico di Assisi, le sue strade e i suoi edifici sembravano riportarci all’epoca di San Francesco di Assisi. A tratti ci sentivamo come turisti che fotografano la Basilica, la Piazza di San Francesco e il borgo medievale.
Una metafora della vita
Verso le 15 il corteo è arrivato alla Rocca Maggiore e noi a seguire siamo giunti alla meta. La soddisfazione era tanta. Non solo perché abbiamo percorso 24 chilometri da soli contando solo sulle nostre forze, ma anche perché lo volevamo fortemente. La Marcia è una metafora delle nostre vite in fondo. Marciare significa fissarsi un obiettivo e perseguirlo a tutti i costi. È un viaggio che costa fatica, richiede costanza e resistenza, ma è fatto anche di momenti di diversione, allegria e condivisione.
Alunni e volontari
In chiusura sul palco sono saliti gli alunni di alcune scuole di Senigallia e Gorizia per esprimere il loro “no” a tutte le guerre. A seguire anche il nostro gruppo, in qualità di ex e attuali volontari in Servizio Civile, siamo saliti sul palco per ricevere la Costituzione italiana e la bandiera della pace da Gianfranco Pagliarulo, presidente dell’ANPI. È stato un riconoscimento importante per noi perché attesta l’impegno e la dedizione che abbiamo messo al servizio della comunità nei nostri territori, dall’assistenza ai migranti al lavoro di educazione alla pace nelle scuole, per citarne alcuni.
La marcia continua
A conclusione di questa Marcia PerugiAssisi siamo consapevoli che da domani non cesseranno tutte le guerre né spariranno le disuguaglianze del nostro tempo. Aver preso parte a questa edizione, però, significa cominciare a trasformare il nostro futuro. È stata l’occasione infatti per creare spazi di incontro, stringere nuove relazioni, confrontarsi sui problemi del nostro tempo. Tornati a casa ognuno di noi continuerà a marciare nella propria vita di tutti i giorni, costruendo poco alla volta un futuro in cui possiamo essere davvero fratelli tutti, avendo cura per l’altro e per il pianeta in cui viviamo.
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Di Francesco Tagliaferri
Vicchio – Perugia – Assisi – Vicchio
Costruire la Pace per costruire il nostro futuro. Intorno a questo tema ho avuto il piacere ma anche la fortuna di riunirmi a discutere insieme a circa trenta giovani donne e uomini in previsione della nostra partecipazione alla Marcia della Pace PerugiAssisi 2023.
Uno scambio reciproco di opinioni e di esperienze di vita che ogni volta ti arricchisce l’anima e che riesce a darti lo stimolo e la motivazione per continuare il proprio percorso di vita e di impegno, qualunque esso sia.
C’è una parola che assume un valore chiave in questo contesto ed è la libertà. Essa è la massima espressione della dignità umana.
Noi siamo in parte liberi perché la vita ci chiede di impegnare parte di essa per liberare chi non lo è. La libertà è un impegno che ci deve vedere tutti coinvolti, in forme e modi diversi, e questo fine settimana abbiamo scelto questa strada, tra le infinite che avevamo davanti a noi. Una strada che mi ha fatto partire da Vicchio, il paese in cui vivo, in compagnia di una manciata di persone, ci ha fatto incontrare decine di compagne e compagni di viaggio a Perugia con storie personali e valori simili ma unici tra loro e ci ha condotto infine ad Assisi, assieme a decine di migliaia di altre persone.
Ci siamo chiesti come costruire la Pace, come fermare tutte le guerre del mondo, come creare una società che non abbia bisogno di altre guerre, come contrastare ogni forma di disuguaglianza e di violazione dei diritti umani su ogni individuo esistente. La risposta che ci siamo dati non può che essere aperta e plurale.
La Pace, ad ogni livello della nostra società, parte dall’apertura verso il prossimo, dalla condivisione, dallo scambio di opinioni e di valori. Dal confronto e non dall’imposizione di uno sugli altri.
É questo il primo passo che chiunque può sostenere quotidianamente per affrontare la disastrata realtà che viviamo perché solo sconfiggendo la malattia dell’io che questa società individualista vive possiamo tornare ad immaginare e poi a costruire un futuro per tutte e tutti noi.
La Pace ad ogni suo livello ed in ogni sua forma può arrivare solo dopo un unico e necessario conflitto, quello interiore, contro ogni forma di delega, di pigrizia, di rassegnazione, di indifferenza. Citando Don Luigi Ciotti ‘’La pace viene dall’inquietudine dei cuori e delle coscienze’’.
Ciascuno di noi può essere costruttore o costruttrice di Pace: dobbiamo insieme sconfiggere questo sistema, ognuno per la propria parte, non dobbiamo rassegnarci.
Siamo piccoli e fragili ma se mettiamo insieme le nostre forze dei passi in avanti si possono fare.
Una volta giunti ad Assisi la Marcia è continuata per ciascuno dei partecipanti. Da un unico luogo abbiamo marciato, metaforicamente. in altri migliaia in Italia, in Europa e nel mondo. Ognuno di noi con le proprie azioni e le proprie consapevolezze non dovrà far altro che continuare a marciare, per la Pace e per la libertà di tutti gli individui nel mondo.
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Di Rebecca Bonanni
We care
Don Milani ci insegna che il senso collettivo e comunitario è fondamentale per un’azione incisiva ed è proprio quello che si è verificato, Domenica 21 Maggio 2023, alla PerugiAssisi: bambini e bambine, ragazzi e ragazze, associazioni, scuole e istituzioni insieme, uniti nel nome della PACE.
Partecipare alla PerugiAssisi non significa solo prendere parte alla marcia significa prendere parte ad un pensiero, ad un movimento, significa diventare con i fatti e non solo con le parole costruttori di pace.
Costruire la pace implica una costellazione di atteggiamenti personali, di qualità soggettive, che si traducono in pratiche comunitarie e in impegni politici.
Per farlo abbiamo un’arma potentissima, che non causa morte ma crea vita, non distrugge ma costruisce, non semina paura ma diffonde speranza; si chiama Costituzione. Basta applicarla, porta pace e fratellanza. E’ vero richiede grande impegno, impegno di solidarietà della lotta contro le disuguaglianze di fatti quotidiani di democrazia, della difesa della libertà.
Un impegno grande, come lo è stato quello di tutti coloro che hanno preso parte alla marcia.
Continueremo a camminare, insieme, fino a quando anche l’ultimo si sarà convinto che l’unica via da percorrere è quella del rispetto, dell’uguaglianza delle opportunità, della lotta alle ingiustizie e a ogni forma di esclusione, della diffusione della conoscenza e della cultura.
Quasi cento anni fa da un paesino sperduto nel mondo nasceva il motto I CARE, ieri con la presenza dei tanti partecipanti alla marcia abbiamo restituito al mondo il motto WE CARE, fermamente convinti che il bene debba essere bene per tutti altrimenti non lo sarà mai per nessuno.
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Di Mariam Bouchraa
Perché la marcia?
Perché la marcia? Fino a quando dovremo marciare? Ma serve a qualcosa? Ne ho sentite tante di domande, ogni volta che ho marciato. Ogni marcia ha avuto il suo perché, trovando la sua motivazione nel presente, in un passato da cui imparare, e in un futuro da costruire. Quest’anno più che mai. Non a caso il titolo che ha dato significato a queste giornate di eventi è stato “Trasformiamo il futuro”. La pace è complessa, la marcia è complessa, la nostra società lo è, perché le persone sono complesse. Se ci ritroviamo ogni volta a marciare insieme è perché riteniamo che sia possibile uscire da questa continua logica di schieramento, dicotomica, che vuole dividere la realtà in due, semplificando e riducendo tutto in “bianco e nero”, “buoni e cattivi”. Saper, o meglio, poter andare oltre non è da tutti, ma ci riesce chi vuole salvare vite, salvare futuri che sono più preziosi che mai. Lo dimostrano le testimonianze di coloro che vengono salvati dal mare, e poi a loro volta diventano portatori di speranza per chi cerca la pace. Stavolta davvero, più che mai, ho sentito quanto la presenza dei giovani possa fare la differenza. Tanti ragazzi nuovi, mossi da un sentimento che chiunq ue potrebbe convivere, ma che hanno deciso di trasformare in azione, in un impegno per la pace, come risoluzione del loro futuro. A chi vi fa credere che la felicità si possa trovare da soli, non dategli ascolto. Un futuro migliore è possibile solo insieme, e la marcia ci ricorda ogni volta che le differenze sono ricchezze superabili per un unico obiettivo: la pace. Allora per rispondere alle domande iniziale, io direi che continuare a marciare non è un segnale negativo, finché c’è la marcia c’è speranza.
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Di Daniele Sansone
Più di una marcia
27ma edizione della Marcia della Pace, in oltre 60 anni di storia. Una marcia storica che continua ad alimentare profondi sentimenti e passioni.
Molto più di una Marcia, un ideale, una prospettiva con cui vivere nella nostra società.
Si torna a farla per ribadire la necessità e la voglia di vivere in una società che ponga al centro la Persona umana e valorizzi le diversità e le relazioni che ci legano l’uno all’altro.
Pace è essere legati uno all’altro, credere nel fare le cose insieme e nella collaborazione.
Pace è smettere di pensare che i soldi pubblici non possano essere utilizzati per progetti che favoriscano l’integrazione e l’accoglienza delle persone.
Pace è avere il coraggio di investire nel futuro e non vedere risultati nell’immediato.
Pace è camminare uno accanto all’altro, accorgersi di chi abbiamo a fianco, delle sue fragilità e dei suoi tempi di crescita.
La Marcia della Pace ci incoraggia, ci dà la forza di continuare a portare entusiasmo e vigore a questo mondo che sembra perderlo, che sembra ormai annicchilito e rassegnato alla disperazione e alla sofferenza.
Pace è UNIONE.
Non smettiamo mai di essere artigiani di futuro con le mani, con la mente, con il cuore.
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Di Daniele Foglia
Era importante esserci
Quando ho ricevuto l’invito alla Marcia per la Pace Perugia-Assisi ho pensato fosse il miglior modo per terminare il mio anno di Servizio Civile Universale.
Il mio progetto mira alla salvaguardia di animali provenienti da situazioni di sfruttamento e maltrattamento.
Inoltre trovano rifugio cani provenienti dall’Ucraina, salvati da morte certa o che hanno subìto traumi psicologici e che verrebbero soppressi se ne nessuno se ne prendesse cura.
Ecco, credo che non ci sia poi così tanta differenza nell’approccio di chi con arroganza si sente superiore all’altro ed attacca indiscriminatamente un altro popolo.
Le storie degli animali del rifugio nel quale presto servizio, i silenzi e la sensazione di essere piano piano accettato all’interno di un branco, raccontano molto del dolore che l’uomo è in grado di far provare alla specie umana ed animale, ma parla anche di resilienza.
E questa resilienza sa di riscatto e questa partecipazione alla marcia per la pace sa di vita.
Manifestiamo per la pace e per la pacificazione, manifestiamo quindi in dissenso a tutte le forme di oppressione, discriminazione e privazione di diritti e di dignità nei confronti di tutti i popoli e tutti gli esseri viventi, umani ed animali, perché la pace è per tutti, perché la pace è di tutti.
Manifestiamo perché abbiamo la responsabilità di portare avanti i valori e come ho imparato in questi tre giorni, dentro la definizione di “valore” dobbiamo esserci anche noi. Non possiamo essere solo notai dei valori, dobbiamo avere il coraggio di esporci, esprimere le proprie opinioni, costruire ponti tra le persone, troppo spesso anestetizzate dal bombardamento di informazioni e notizie .
Il fratello di mio nonno durante la seconda guerra mondiale, una volta che l’Italia si alleò con la Germania, depose le armi e per questo venne deportato in quanto Internato Militare Italiano nei campi di concentramento di Dachau e Flössenburg, dove morì. È anche grazie al suo coraggio di opporsi con la nonviolenza che oggi possiamo manifestare liberamente.
E sono grato per questo e per tutte le persone che si sono sacrificate per la pace. Nessuno è morto invano.
La mia esistenza è dovuta al fatto che mio nonno all’epoca non aveva abbastanza anni per essere arruolato.
A maggior ragione era importante esserci alla marcia.
L’energia che ci ha avvolto, le testimonianze di ogni singolo individuo,Ong, associazione, la potenza che ha sprigionato e l’ossigeno che ci ha dato questa manifestazione, rappresentano speranza per la mente e linfa per il cuore. Abbiamo percorso chilometri cantando, portando la bandiera della pace, sudando, correndo per recuperare la testa del corteo, condividendo questa esperienza come fossimo una cosa sola e questo la dice lunga sulla forza che possiamo esprimere quando restiamo umani ed uniti.
Le scottature della pelle tra qualche giorno passeranno, ma la voglia di rincontrarci presto resterà a lungo.
Ringrazio tutti i costruttori di pace che hanno permesso di ritrovarci in un abbraccio unico. Trasformiamo il futuro!
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Nell’altro conosco me stesso.
Nella mia fragilità, nelle mie insicurezze, nelle difficoltà che hanno dato forma alla me di oggi, incontro, in occasione della tre-giorni che precede la Marcia della Pace Perugia-Assisi, Federica, Mattia, Daniele, Elena, Mattia, Denisa, Alessandra, Eufemia, Melania, …, e mi ritrovo in ognuno di loro.
Con qualcuno condivido la fragilità, con altri le difficoltà passate, di altri ne ammiro la caparbietà, di altri ancora il coraggio di essere semplicemente se stessi, e la semplicità che non imbroglia ma libera. Tutti hanno qualcosa da offrirmi, probabilmente senza saperlo, ma tutti lasciano un’impronta. Per me la Marcia della Pace è stata questo: incontro.
Credo nella pace e credo che questa arriverà quando nell’incontro con l’altro, ognuno incontrerà sé stesso, provando amore, compassione e perdono liberatori.
A cura di ANONIMA
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Di Maria Rigano
Il 19, 20 e 21 maggio si è svolto a Perugia un programma di preparazione alla marcia Perugia-Assisi della pace e della fraternità. Sono stata invitata dall’ente Cipsi in quanto operatore sociale del servizio civile dello scorso anno, del progetto costruire comunità solidali con i migranti, e non ho esitato a parteciparvi in quanto mossa dalla spinta di provare questa nuova esperienza oltre che la conoscenza di nuove persone. Ho conosciuto persone incredibili di diverse età, tutti accomunati in fondo dagli stessi valori e dalle stesse speranze per il futuro.
Il primo giorno sono arrivata nel tardo pomeriggio e sono riuscita ad aggregarmi ad un gruppo che stava già scrivendo su un foglio tre eventi che hanno portato al cambiamento nella nostra vita. Io non ho avuto problemi a raccontare i miei, tra l’altro tutti negativi. Vengo da una famiglia con problemi legali, non ho avuto una vita facile, però questo mi ha permesso di essere quella che sono oggi, dandomi il coraggio di cambiare le cose, di andare via consapevole di non poter mai contare su di loro e di sperare sempre per un futuro migliore.
Il secondo giorno, di mattina, siamo stati raggruppati in vari gruppi ed è stato un momento molto emozionante in cui si è discusso di Valori. É stato bello per me sentire punti di vista differenti, ma che in fondo erano legati dalle stesse cose. Nel pomeriggio siamo andati alla sala dei Notari, dove fra musica e testimonianze assieme a tante scuole, è stato trasmesso questo valore importante della pace, di restare uniti, di credere nel cambiamento e nel futuro. Si è parlato di guerra in Ucraina e mi ha molto toccato la testimonianza di Ali Sohna del suo viaggio di speranza dall’Africa all’Italia.
Durante il mio servizio civile ho conosciuto tanti migranti che hanno raccontato della loro tratta, ma ogni volta è sempre un dolore immenso e non ci si abitua mai.
Quel giorno anche alcuni del mio gruppo hanno riportato delle storie e testimonianze e mi sono sentita fortunata ad aver avuto la possibilità di conoscere queste persone. Durante la marcia, che però non ho fatto per intero, mi sono comunque emozionata.
Vedere soprattutto così tanti giovani motivati e volti al cambiamento ha dato tanta speranza.
E’ stato bello per me essere circondata da persone così, aperte, speranzose e forti. Io ringrazio immensamente tutta l’organizzazione per avermi dato la possibilità di fare questa esperienza.
Tancredi è stato un pilastro per tutti noi sia prima che durante questa esperienza.
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Di Alessandra Terrone
Un’esperienza di incontro e di crescita
Perché la Marcia della Pace e della Fraternità?
Il 21 Maggio 2023 si è svolta a Perugia la 27ma Marcia della Pace in oltre 60 anni di storia.
Questa Marcia nasce dall’idea di un uomo, perugino di nascita chiamato Aldo Capitini: filosofo, politico, antifascista, poeta ed educatore italiano.
Capitini fu uno tra i primi in Italia a cogliere e a teorizzare il pensiero nonviolento, ispirandosi a Mahatma Gandhi, al punto da essere chiamato il Gandhi italiano.
Come si sono svolti i tre giorni in preparazione alla Marcia della Pace
Il programma in preparazione alla Marcia PerugiAssisi si è suddiviso in tre giorni, il 19-20-21 Maggio.
Nei primi due giorni si sono svolti laboratori a tema, mentre il terzo giorno si è svolta la Marcia della Pace, un percorso di 24 km da Perugia fino ad Assisi.
I laboratori hanno trattato diverse tematiche, sempre avendo come tema principale il discorso della Pace.
Nei laboratori che abbiamo denominato il nostro “CANTIERE”, perché siamo tutti COSTRUTTORI DI PACE, abbiamo avuto l’opportunità di conoscere ciò che ci circonda attraverso i media, le notizie in televisione e le testimonianze di uomini e donne.
Abbiamo affrontato nel gruppo di lavoro, fatto di giovani provenienti da tutta Italia e i relatori dell’organizzazione diverse tematiche come le guerre, i soprusi, le ingiustizie, le violenze e le discriminazioni di genere e di razza.
Tutti noi ci siamo sentiti parte di una generazione ATTIVA promotrice dei GIUSTI VALORI e dei DIRITTI UMANI.
Tra gli argomenti più trattati il tema dei VALORI è stato fondamentale per aprire confronti e dialoghi.
Il CANTIERE ci ha permesso di scavare nei meandri più profondi della nostra esistenza, del nostro essere cittadini del mondo e di avere la consapevolezza di poter TRASFORMARE IL FUTURO, slogan di questa 27ma Marcia.
Le riflessioni di ogni ragazzo e ragazza del gruppo di lavoro hanno portato tutti a riflettere, a porsi domande e a chiedere anche delle risposte.
I relatori sono stati un punto saldo della formazione di quei due giorni, tra attività di gruppo e attività individuali.
Il CANTIERE ci ha formato, ci ha messo in discussione e ci ha portato, in seguito, a dei confronti costruttivi.
La Pace si ramifica in tante sfumature da quelle belle a quelle meno belle ma abbiamo la possibilità di poter cambiare quegli aspetti meno belli, come poter fare?
Semplice!
Essere PICCOLI ma GRANDI COSTRUTTORI.
Di cosa? Di PACE!
La metafora del CANTIERE
Infatti la metafora del CANTIERE è proprio questa: in un cantiere si lavora per costruire qualcosa, per dare vita. Un’iniziativa che cresce dal basso e arriva fino in altro, un po’ come un palazzo, dalle fondamenta fino alla completa realizzazione della costruzione.
L’esperienza del cantiere: Giovani costruttori di Pace
Questa esperienza del CANTIERE (i laboratori) non solo ci hanno dato una vasta formazione e preparazione per vivere al meglio la Marcia ma ci ha anche dato la possibilità di vivere un’esperienza di INCONTRO e di CRESCITA sia personale che comunitaria.
Incontro: perché abbiamo condiviso storie, esperienze, momenti belli e momenti meno belli insieme agli altri giovani, ragazzi e ragazze.
Abbiamo anche avuto la possibilità di creare relazioni interpersonali, relazioni sociali e condividere con semplicità e genuinità la vita quotidiana di ciascuno.
Crescita: perché anche se solo per tre giorni abbiamo avuto modo, tramite le testimonianze di ciascuno di conoscerci meglio, di poterci ritrovare in chi avevamo accanto, di confrontarci non solo sul tema della Pace ma anche sul perché della nostra presenza alla Marcia, di cosa ci aveva spinto a essere lì.
Anche il CANTIERE ci ha permesso di CRESCERE INSIEME nel comprendere il senso dei VALORI, della PACE, dei DIRITTI UMANI e di come poter RIVOLUZIONARE con i buon propositi il mondo dove viviamo, camminiamo e interagiamo.
Insieme agli altri giovani del gruppo abbiamo coniato questo termine: “RIVOLUZIONE DELLA PACE”, un modo per dire BASTA alla guerra, alle sopraffazioni e alle sofferenze che vengono arrecate agli esseri viventi e alla nostra grande casa che ci ospita, la TERRA.
È stato, inoltre, un modo per crescere insieme comprendendo e scoprendo i veri valori, i buoni propositi, la cura per gli altri e per il creato.
Una generazione di GIOVANI COSTRUTTORI DI PACE con speranze, sogni, desideri, idee ma anche con le incertezze di una gioventù in cammino.
Questa esperienza ci ha aiutato a crescere nella vita quotidiana perché ciascuno ha donato una parte della sua vita, della sua fiducia nelle mani dell’altro, completandoci a vicenda, riconoscendo se stessi negli altri.
L’esempio e la missione di don Lorenzo Milani
Quest’anno, particolarmente, si è voluto ricordare un altro grande uomo, don Lorenzo Milani: presbitero, scrittore, docente ed educatore cattolico italiano.
Possiamo definire don Lorenzo Milani un grande EDUCATORE DI GIOVANI.
Ricordiamo come ha fondato dal nulla e nel nulla la sua scuola popolare per i ragazzi più poveri: giovani operai e contadini.
Don Lorenzo Milani non lasciava nessuno abbandonato a se stesso, anzi, era proprio lì dove c’era bisogno d’aiuto.
Un educatore severo ma dal cuore buono e libero da pregiudizi.
Un “PADRE” per i suoi giovani: creando una scuola aperta e inclusiva che “agganciando la conoscenza al progetto di vita di ciascuno” promuovesse lo sviluppo di tutte le intelligenze anche quelle dei soggetti culturalmente e socialmente svantaggiati, creando per ogni singolo individuo un percorso formativo, questo dato anche dal suo grande amore e dalla sua tenerezza, prendendo con se, come figli, i suoi ragazzi e rendendoli così dei GIOVANI VIVI, ATTIVI e ISTRUITI, non solo a livello scolastico ma anche UMANO.
Don Lorenzo Milani oltre ha lasciarci questo grande ESEMPIO ci invita ancora oggi a unirci alla sua MISSIONE che continua grazie a tanti uomini e donne illuminati dal suo “FINE”.
Infatti ricordiamo una celebre frase di don Lorenzo Milani tratta da Lettera a una professoressa: “Il fine giusto è dedicarsi al prossimo. E in questo secolo come vuole amare se non con la politica o con la scuola? Siamo sovrani. Non è più tempo delle elemosine, ma delle scelte.”
In questa 27ma Marcia della Pace abbiamo sentito molto forte la presenza e l’insegnamento di don Lorenzo Milani, dai più giovani ai meno giovani.
Il giorno della Marcia della Pace
Il giorno della Marcia è stato un qualcosa di meraviglioso: bandiere sventolanti, striscioni colorati e tante persone unite da un unico motivo comune: la PACE.
Quel giorno anche il sole fu clemente, dopo i primi tre giorni di maltempo, questo fu per molti un segno di speranza anche dal cielo.
Una giornata calda, un cammino di 24 km tra un passo a ritmo e alcuni momenti di stanchezza.
Il sole era così bello, luminoso sul nostro viso.
Ci saremo anche scottati in viso o sulle braccia ma le scottature passano, invece, quelle emozioni resteranno per sempre in ciascuno di noi.
Ognuno ha potuto condividere il cammino della Marcia con un gruppo, con degli amici, con i famigliari o da solo, l’importante era esserci!
Qualcuno era alla testata del corteo e incitava la Marcia con musica, canti e slogan, altri parlavano dei loro studi, dei loro desideri.
Altri ancora facevano amicizia con qualche boy-scout, qualcun altro si fermava per ristorarsi, insomma tutto con molta semplicità!
Forse alla fine della Marcia, arrivati ad Assisi presso la Rocca Maggiore, eravamo stanchi e un pò doloranti per via del lungo cammino ma le sensazioni provate, le risate, le foto, i ricordi quelli resteranno impressi nella memoria di ognuno di noi, donandoci libertà, vitalità e benessere.
I CARE – WE CARE
Ricordiamo ancora don Lorenzo Milani con il suo motto I CARE: mi prendo cura, mi sta a cuore. Ebbene si, questo ci ha resi più consapevoli di aver ricevuto un grande dono: prenderci cura del prossimo, avere a cuore i bisogni del mondo per dire a piccoli passi: “Fà di me uno STRUMENTO DI PACE”. (Come ci ricorda San Francesco d’Assisi nella Preghiera Semplice).
In conclusione di questa esperienza: “IL FINE NON LA FINE”
Questa Marcia della Pace e della Fraternità ci ha aperto gli occhi a prospettive migliori ma ci ha aperto anche il cuore con la lieta speranza di UN MONDO DI PACE.
In fondo è il nostro FINE!